martedì 30 giugno 2009

Iran: censura aggirata da software canadese


made in Iran by ~nesmanpro on deviantART



Mentre la rivolta nelle piazze viene repressa nel sangue, la rivolta in rete non si placa. Il regime teocratico iraniano guidato dall'abusivo e irregolare Presidente della Repubblica Mahmud Ahmadinejad nonostante l'applicazione del software censore NSN - realizzato da una joint venture tra la finlandese Nokia e la tedesca Siemens - non riesce a porre il bavaglio ai cyberdissidenti. Migliaia di iraniani hanno scaricato da internet un nuovo software canadese che consente loro di accedere a siti oscurati dal regime di Teheran.
La Siphon Inc., è la società che ha sviluppato tale programma e fa sapere che in dieci giorni il software anti-censura è stato scaricato da oltre 18 mila utenti in Iran. Il programma, consente di accedere a Facebook, Twitter e a siti media internazionali quali la Bbc anche se sono bloccati attraverso server basati all'estero.
Un'altro esempio che caratterizza la difficoltà di imbavagliare la rete. Si sta innescando una lotta tra programmi censori contro programmi anti-censura. Per alcune società la cosa si può trasformare in un bel business.



giovedì 25 giugno 2009

Il Dragone rosso non digerisce la rete (2)




La Cina passa dalle minacce ai fatti. Dopo aver avvertito Google di non fare abbastanza per impedire agli internauti cinesi di raggiungere siti porno o siti che criticano il regime ha preso la decisione di sospendere per circa 24 ore alcuni suoi servizi come Gmail, Calendar e Docs.
"Questo è un avvertimento a Google e ad altre aziende straniere" afferma Xiao Qiang, fondatore di China Digital Times "ed è anche un forte avvertimento ai cittadini della rete cinese. Il governo mostra la sua determinazione nel tenere internet sotto controllo".
Nel frattempo prosegue il progetto del software Green Dam, programma di censura commissionato dal regime a Google, che verrà preinstallato o distribuito su CD a partire dal 1 luglio.
Le maglie della censura cinese si stringono sempre di più.



mercoledì 24 giugno 2009

Sarkozy non molla l'Hadopi




"Difendendo il diritto d’autore, non difendo solo la creazione artistica. Difendo anche l’idea che mi faccio di una società in cui la libertà di ciascuno è fondata sul rispetto del diritto degli altri". "E’ anche il futuro della nostra cultura. Ecco perché voglio andare fino in fondo. Non c’è libertà senza regole. Come si può accettare che le regole che si impongono a tutta la società non si impongano su internet?”. Queste le parole di Sarkozy pronunciate ai due rami del Parlamento ieri confermando di voler proseguire con la Legge Hadopi. Dopo la stroncatura dalla Corte Costiuzionale sulla parte che bloccava - dopo 3 segnalazioni - la connessione dell'utente, il Governo francese ha già pronta la nuova proposta che dovrà essere presentata al Parlamento riunito in sessione straordinaria per il 20 luglio. A mio avviso l'ultima frase di Sarkozy è impeccabile, internet non deve rimanere un Far West senza regole. Staremo a vedere in cosa consisterà questo emendamento.




martedì 23 giugno 2009

Censura, Filtro, Selezione.



La campagna anti pornografia online prosegue in Cina. Su questo non ho nulla da obbiettare, anzi sono dalla parte del Governo di Pechino e aggiungo che un' azione simile debba essere intrapresa pure dal nostro Governo - e pure a livello europeo - per vietare tonnellate di Tera byte di porno accessibili da qualsiasi minorenne.
Purtroppo sono i secondi fini che sono pericolosi. Il Governo cinese ha commissionato a Google il filtro Green Dam, che verrà direttamente applicato su tutti i computer in commercio nella Cina. Il problema è che tale filtro oltre a censurare la miriade di siti porno presenti nella rete è anche un ottimo strumento per bloccare qualsiasi sito d'informazione o blog scomodo al regime, violando così uno dei principali diritti dell'uomo: quello alla libertà di parola ed espressione - e passivamente di essere informato.
A questo punto si palesa il delicato rapporto tra la libertà di espressione e il rispetto di determinati valori sia di matrice religiosa, sia di matrice laica che inevitabilmente viene controllato da ogni Governo nazionale.
Internet come contenitore e Google come mezzo, sono paragonabili ad una vastissima - per non dire infinita - biblioteca con il relativo bibliotecario aiutato dalle sue catalogazioni. Il bibliotecario esegue una censura definita dalla biblioteconomia softcensorship, la quale è positiva sia in termini etici (un minorenne che desidera avere un libro vietato ai minori) che pratici (aiuta l'utente nella ricerca del libro giusto per evitare di farlo perdere nella information overload).
Perchè Google deve essere considerato immune da tali criteri? Perchè si permette ad un software, per estensione una macchina, di estrapolare per qualsiasi persona, qualsiasi cosa dal mare magnum della rete?




venerdì 19 giugno 2009

Blog anonimi o privati?




“Non c'è nessun valido motivo per restare anonimi” e il "blog è essenzialmente un'attività pubblica e non privata". Lo ha stabilito un giudice della Corte Suprema britannica rifiutando di proteggere l'identità segreta di NightJack, in realtà un poliziotto che raccontava nel suo blog dettagli dei casi cui stava lavorando, distribuiva scoop che nessun giornale aveva, ironizzava su colleghi e politici, e ogni tanto rendeva pubblici fatti imbarazzanti. Era riuscito a riscuotere un notevole successo fino a vincere il premio Orwell lo scorso aprile. Quando un giornalista del Times scoprì la vera identità di NightJack, questi - ovvero Richard Horton - s'appellò alla magistratura. Il risultato fu molto deludente per il blogger poliziotto, costretto a chiudere il blog, affrontare una procedura disciplinare e una multa.
In Italia il codice di deontologia sulla privacy nell'esercizio dell'attività giornalistica del 1998, stabilisce che i giornalisti devono rendere nota la propria identità, ma solo i giornalisti di professione non un comune blogger. A mio avviso deve essere una scelta che spetta unicamente ad ogni blogger se palesarsi ai suoi lettori, come ho fatto io, oppure rimanere nell'anonimato. Molti blogger anonimi sono stati fondamentali per l'informazione, ricordo durante la seconda guerra del Golfo i warblog tenuti da soldati e ufficiali dell'esercito americano.
Che ne pensate, meglio anonimi o pubblici? Considerate giusto che la legge possa obbligare un blogger anonimo a rendersi pubblico?


giovedì 18 giugno 2009

Anche l'Olanda dichiara guerra alla pirateria




L'Olanda, seguendo le orme della Francia, vuole punire la condivisione tramite rete P2P di materiale protetto da copyright. La commissione di giustizia della Camera olandese ha discusso stamattina un rapporto sul diritto di autore e della sua intenzione di proporre ai ministri della Giustizia, Ernst Hirsch Ballin, e delle Finanze, Maria van der Hoeven, un progetto di legge che combatta con forza la pirateria.
Un recente sondaggio del programma televisivo di Eén Vandaag effettuato tra i giovani olandesi tra i 12 e i 24 anni, ha avuto un risultato impressionante: circa il 93% dei giovani ha dichiarato di scaricare musica, film e giochi illegalmente, mentre solo il 5% lo fa legalmente da servizi a pagamento come iTunes. Attualmente in Olanda non è reato il download di materiale coperto da copyright ma lo è l'upload.
La commissione di giustizia della Camera olandese fortunatamente non mira unicamente a condannare ma propone inoltre di abbassare le tasse sull'acquisto per uso privato di cd e dvd, fino ad azzerarle in tre anni, per ridurre i costi per i consumatori e salvaguardare i profitti delle case produttrici.
Sicuramente nei prossimi mesi tutti questi disegni di legge - ricordo che un comitato anti pirateria sta lavorando pure in Italia - si trasformeranno in qualcosa di pratico. Speriamo in soluzioni moderate e non troppo repressive. Sta di fatto che i "pirati" sono riusciti ad approdare al parlamento Europeo, in quanto il partito svedese Piratpartiet alle europee ha ottenuto un incredibile 7,1% conquistando 1 dei 18 seggi destinati alla Svezia. Rick Falkvinge, leader del Piratpartiet dichiara battagliero di avere un'agenda politica esplosiva, che include il contrasto all'azione di lobby dell'industria dei contenuti sino alla depenalizzazione dell'utilizzo del file sharing per uso privato.


mercoledì 17 giugno 2009

Twitter, mezzo fondamentale per la libertà di parola




«Al momento Twitter è la nostra UNICA possibilità per raccontare quello che succede in Iran. Per favore, non interrompete il servizio». Così ha scritto Mirhossein Mousavi, alle 16.06 di lunedì 15 giugno nella sua pagina personale di Twitter. E prontamente Twitter, sotto consiglio del governo USA, ha fatto slittare le operazioni di manutenzione di qualche ora più tardi alle 2 del mattino circa ora iraniana.
In un paese dove le elezioni sono state viziate da pesanti brogli e il governo ha calato un pesante manto di censura su tutti i mass media, i social network - in particolare Twitter - stanno giocando un ruolo fondamentale nel continuare a fornire informazione su quanto accade. Analoga situazione si era verificata in Cina per il ventennale dalla protesta di piazza Tienanmen (trattata nel mio post "Il dragone rosso non digerisce la rete").
La rete, nata come mezzo di comunicazione in caso di attacco nucleare, sta svolgendo al meglio il suo compito. Potrebbe risultare - sta risultando - vitale per la democrazia e per una rivoluzione democratica. Nessun altro mezzo di comunicazione riesce ad essere così libero e strategico, scavalcando la censura.
Quanti di voi sono iscritti e utilizzano regolarmente un social network? Io ho un account su Facebook da circa 9 mesi con alti e bassi (a volte ci sto a dietro, altre volte lo abbandono). Notizie come queste mi spronano a farne un utilizzo serio e continuo pensando al suo forte potere comunicativo.

giovedì 11 giugno 2009

Stop all'HADOPI




La famosa legge HADOPI - discussa nel mio post "Cos'è l'HADOPI" - è stata giudicata incostituzionale dal Consiglio Costituzionale francese e pertanto è stata rinviata al mittente, cioè al Governo Sarkozy, che dovrà modificarla. La parte incostituzionale è quella relativa alla soppressione della connessione internet dell'utente dopo i 2 avvisi, uno per e-mail e l'altro con raccomandata. Soltanto un giudice può provvedere ad una tale azione e non una legge del governo - per lo più voluta dalle major del settore - in quanto si violerebbe la libertà di stampa, di parola e di opinione attuate per mezzo della rete. L'unica parte dell'HADOPI non bocciata è quella relativa al monitoraggio del traffico delle utenze e i relativi avvisi.
Di questa legge non sta nel fine l'errore, ma nel mezzo repressivo utilizzato e fortunatamente la Francia se ne è accorta. Voi cosa ne pensate?


mercoledì 10 giugno 2009

Obbligo di rettifica per tutti i siti web




Nel Disegno di legge sulle intercettazioni - già ribattezzate Legge bavaglio nell'editoriale di Giuseppe D'Avanzo su Repubblica - è contenuta una norma che introduce l'obbligo di rettifica per tutti i siti web, blog compresi. Conseguentemente una volta approvato, se la rettifica non verrà rispettata si ricadrà nelle stesse pene pecuniarie previste per i media tradizionali che sono piuttosto salate. Nel suo blog Diritto 2.0, Ernesto Belisario parla di attacco alla libertà di informazione in rete: "Appare evidente il pregiudizio che questa norma, se approvata, arrecherà alla libertà di informazione in rete". Il diritto di rettifica stabilito dalla legge sulla stampa del 1948 all'art.8 è uno strumento fondamentale del cittadino per difendersi da diffamazioni e diffusioni di notizie false, esagerate e tendenziose per mezzo stampa, ma estenderlo dai media tradizionali anche sui "siti informatici" senza distinzione tra quelli amatoriali e professionali crea un pò di problemi.
Il Governo ha chiesto la fiducia e quindi il ddl molto probabilmente diverrà legge.
Come la considerate questa norma, un bavaglio alla libertà di espressione sulla rete o un invito - o meglio obbligo - a tutti i blogger a scrivere ed informare in maniera più professionale?

Aggiornamento ore 18:42: segnalo che se ne sta parlando pure sul blog Scene Digitali di V. Zambardino e su Web Notes il blog di Anna Masera.




martedì 9 giugno 2009

Il Governo promette di ridurre il Digital Divided




Premessa: il digital divided o divario digitale è appunto il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet) e chi no. Come tutti sappiamo l'Italia presenta un d.d. piuttosto ampio rispetto alla media europea. Dopo le indiscrezioni del rapporto Caio - di cui ho accennato nell'aggiornamento al post "Giornali online: americani ed europei a confronto"- il Governo ha deciso di prendere una posizione chiara e di investire 1,471 miliardi di euro per diffondere la tecnologia broadband - la banda larga cioè l'Adsl per capirci - in tutta Italia. "Cancellare il digital divide italiano costa 1,471 miliardi di euro. Entro la fine del 2012 tutti gli italiani avranno la possibilità di connettersi a Internet a una velocità compresa tra 2 e 20 Megabit al secondo" ha affermato Paolo Romani, vice ministro dello Sviluppo economico aggiungendo che "investire quasi un miliardo e mezzo potrebbe portare a un incremento di Pil di circa 2 miliardi. Studi Ocse fissano infatti a 1,45 il moltiplicatore congiunto del settore comunicazione sull'intera economia". Quindi un'ottimo disegno di legge che verrà discusso in parlamento a fine giugno. Speriamo che il tutto venga realizzato in tempi brevi e senza gli ormai soliti rallentamenti a cui i governi italiani ci hanno abituato. Ma non finisce qui in quanto "…l'obiettivo a medio termine, invece, è quello descritto nel rapporto Caio, ovvero implementare le reti di nuova generazione", cioè in particolare la fibra ottica che richiederebbe un ulteriore investimento di circa 10 miliardi di euro. Non ci resta che attendere e controllare l'operato del Governo. Stay tuned.


Investimenti pubblicitari a picco




Gli investimenti pubblicitari su internet nel primo trimestre del 2009 hanno registrato un brusco calo, del 5%, rispetto all'anno precedente. La pubblicità è la prima forma di introiti dei giornali online, e la sua diminuzione va a pesare sulla crisi delle vendite dei quotidiani. Gli editori non sapendo più come evitare le perdite nel settore cercano nuove soluzioni, una delle quali è la discussa introduzione di un costo per usufruire dei giornali online o almeno di alcune loro parti . Avevo già segnalato in merito le opinioni di Rupert Murdoch nel post "Giornali online a pagamento?", e delle sostanziali differenze tra i giornali americani e quelli europei, ma se gli investimenti pubblicitari non torneranno presto a salire è probabile che molte informazioni ed opinioni che siamo abituati a leggere gratuitamente ce le ritroveremo a pagamento.



giovedì 4 giugno 2009

Il Dragone rosso non digerisce la rete




In Francia secondo l'opposizione e in Europa secondo la maggioranza dei parlamentari, non è possibile interrompere la connessione ad internet di un cittadino anche se indagato, in quanto perderebbe il vitale diritto alla parola, all'opinione e ad informarsi (vedi qualche post sotto il dibattito sulla legge HADOPI).
In Cina non la si pensa così. In occasione dei 20 anni dalla protesta di Piazza Tienanmen il governo cinese ha pensato di scatenare una censura selvaggia, colpendo principalmente intenet. Bloccati decine di siti, blog. Anche i social network sono ricaduti sotto la spada del censore. Twitter è bloccato da martedì. I repressi cittadini cinesi per comunicare e aggirare il soffocante firewall del governo, devono modificare il proprio profilo e selezionare un'altra residenza.
Ma internet è molto più difficile da censurare rispetto ai classici mass media come i giornali, le tv e le radio, e blogger cinesi riescono comunque a trovare il modo di farsi sentire. La rete è un'arma in favore della democrazia e il regime di Pechino lo sa benissimo.


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