martedì 9 giugno 2009

Il Governo promette di ridurre il Digital Divided




Premessa: il digital divided o divario digitale è appunto il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet) e chi no. Come tutti sappiamo l'Italia presenta un d.d. piuttosto ampio rispetto alla media europea. Dopo le indiscrezioni del rapporto Caio - di cui ho accennato nell'aggiornamento al post "Giornali online: americani ed europei a confronto"- il Governo ha deciso di prendere una posizione chiara e di investire 1,471 miliardi di euro per diffondere la tecnologia broadband - la banda larga cioè l'Adsl per capirci - in tutta Italia. "Cancellare il digital divide italiano costa 1,471 miliardi di euro. Entro la fine del 2012 tutti gli italiani avranno la possibilità di connettersi a Internet a una velocità compresa tra 2 e 20 Megabit al secondo" ha affermato Paolo Romani, vice ministro dello Sviluppo economico aggiungendo che "investire quasi un miliardo e mezzo potrebbe portare a un incremento di Pil di circa 2 miliardi. Studi Ocse fissano infatti a 1,45 il moltiplicatore congiunto del settore comunicazione sull'intera economia". Quindi un'ottimo disegno di legge che verrà discusso in parlamento a fine giugno. Speriamo che il tutto venga realizzato in tempi brevi e senza gli ormai soliti rallentamenti a cui i governi italiani ci hanno abituato. Ma non finisce qui in quanto "…l'obiettivo a medio termine, invece, è quello descritto nel rapporto Caio, ovvero implementare le reti di nuova generazione", cioè in particolare la fibra ottica che richiederebbe un ulteriore investimento di circa 10 miliardi di euro. Non ci resta che attendere e controllare l'operato del Governo. Stay tuned.


Investimenti pubblicitari a picco




Gli investimenti pubblicitari su internet nel primo trimestre del 2009 hanno registrato un brusco calo, del 5%, rispetto all'anno precedente. La pubblicità è la prima forma di introiti dei giornali online, e la sua diminuzione va a pesare sulla crisi delle vendite dei quotidiani. Gli editori non sapendo più come evitare le perdite nel settore cercano nuove soluzioni, una delle quali è la discussa introduzione di un costo per usufruire dei giornali online o almeno di alcune loro parti . Avevo già segnalato in merito le opinioni di Rupert Murdoch nel post "Giornali online a pagamento?", e delle sostanziali differenze tra i giornali americani e quelli europei, ma se gli investimenti pubblicitari non torneranno presto a salire è probabile che molte informazioni ed opinioni che siamo abituati a leggere gratuitamente ce le ritroveremo a pagamento.



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