martedì 7 luglio 2009

Protesta Uiguri e repressione Cinese




Cina. Stato dello Xinjiang. Città di Urumqi. 5 luglio. Manifestazione di protesta per l'uccisione di due uiguri avvenuta il 26 giugno in una fabbrica di giocattoli nella provincia del Guangdong. Circa 156 persone hanno perso la vita, più di 800 sono rimaste ferite. Settecento gli arresti effettuati.
Nello Xinjiang, chiamato anche "Turkestan orientale" dai separatisti - un territorio grande cinque volte l'Italia e ricco di petrolio, ma popolato da solo 20 milioni di persone - la minoranza centroasiatica degli Uiguri rappresenta il 44 percento della popolazione, contro un 38 percento (e in crescita) di Han (l'etnia cinese). Come i Tibetani, gli Uiguri lamentano di essere trattati come cittadini di seconda classe dai cinesi, la cui presenza sta lentamente erodendo la cultura e l'identità locale.
L'odio etnico corre sul web e attraverso i blog. Alcuni nazionalisti di etnia Han affermano: "Distruggete la cospirazione, colpite duramente questi sabotatori e colpite con anche più ferocia di prima", e ancora "Il debito di sangue verrà ripagato. Compatrioti Han unitevi e sollevatevi".
La censura del Governo cinese è in azione: toglie foto e filmati che immortalano violenza e sangue, blocca blog e siti scomodi. Non si deve parlare di conflitto etnico in un paese comunista dove dovrebbero essere tutti compagni. Il pugno di ferro cinese continua a colpire sia nelle strade che nella rete.


Gabriele Battaglia, giornalista e studioso della lingua ufficiale cinese (il mandarino), ha scritto un interessante articolo su Peace Reporter e analizza la situazione anche sul suo blog.
Su You Tube alla voce urumqi protest si trovano numerosi filmati.


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